Dopo giorni di osservazioni meteo ed un’attenta pianificazione organizzativa e logistica, arriva finalmente la partenza per la tanto attesa spedizione CIM “mare – Velebit – mare”: si parte trepidanti nel primo pomeriggio di un ventosissimo venerdì di metà ottobre… Dusty, Chiara, Stefy, Stani, Max, Igor, Selene. Cambio kune veloce, e come da programma lasciamo 2 macchine al paesino di Klada (nostra spiaggia di arrivo) e ripartiamo rotolando verso sud, alla volta di Cesarica, il punto di partenza della nostra avventura. Lungo tutta la magistrala ci accompagna a destra un mare che ribolle per la Bora intensa (150km/h?!) e a sinistra il magnifico Velebit con le vette coperte di nuvole… “proprio no volessi esser lassu’ oggi con quelle condizioni, e con sto ventazo po’…solo dei matti andrebbero su verso quei nuvoloni minacciosi” asserisco convinta tra me e me, al volante e al riparo dal vento e dalla pioggia, totalmente inconsapevole di cosa ci avrebbe atteso da lì a poco.
A Cesarica ci sistemiamo nei nostri appartamenti regali, finiamo a cena in una trattoria dove il vino costa poco e la pastasciutta la preparano senza panna, poi decidiamo di fare un sopralluogo alla spiaggia della partenza, per constatare che il vento non accenna a diminuire nemmeno per un momento… “ma domani sicuro cala, lo dicono tutti i siti” (cit)
….E infatti sabato mattina la bora mi scoperchia la moka e fa letteralmente volare il caffè senza la minima pietà mentre mi sposto all’aperto da un appartamento all’altro, per fare colazione tutti assieme.
Ci riuniamo con Chicca e Checco che spaccano il minuto dell’orario di ritrovo (anche se siete partiti da Trieste alle 5 niente caffè per voi…è volato via…), qualche foto di rito e via a salire inebriati tra raffiche di salvia e timo, le spalle alle isole, lo sguardo errante tra mare e monti, sempre in cerca dei bollini, a volte invisibili, che ci guidano sempre più in alto su un percorso dapprima primaverile, poi estivo, infine autunnale che ci porta direttamente al bivacco Skorpovaz (marenda!) e segue sulla Premužićeva staza, l’alta via del Velebit, che ci condurrà alla nostra destinazione di oggi, il rifugio Alan (mt 1.350 slm), percorrendo i passi montani più ventosi mai sperimentati!
Bilancio del giorno: 27 km e 1600mt di dslv +, 1a tappa chiusa in 6h 50 min effettive, una ventina di vuoti di Velebitsko pivo, 1 rosso della Slavonia e 1 bianco che se lassa bever. il rifugista Hrvoje diventa il nostro eroe: un pentolone di tanto atteso minestrone, 12 luganighe, palacinke con il pekmez di prugne: fuori la neve cade leggera ma insistente, siamo rifocillati, riscaldati e pronti per raggomitolarci nei nostri sacchi lenzuolo in attesa dell’alba, sperando che il marsupio di Stani non si sposti anche stanotte…
Ore 6.30 – Sveglia croccante, buio pesto e nebbia, arriva la colazione, urla di gioia! … pane, burro, marmellata, formaggio, pancetta, cetrioli sottaceto, caffè, ancora palacinke, che bontà! E siamo pronti per assaporare anche l’inverno più fitto: schiamazzanti e con la pancia piena ci immergiamo di buon’ora nel bosco, veloci su una soffice coltre bianchissima e immacolata, breve sosta al bivacco Rossi, viandanti nel Parco Naturale del Sjeverni Velebit, caratterizzato da conformazioni rocciose spettacolari, rese ancora più uniche dalla neve. Sfidando una bufera polare (non male per metà ottobre!), passo dopo passo, raggiungiamo il rifugio Zavižan (mt 1.594 slm), dove facciamo una breve sosta confortante all’interno per riprendere la temperatura. E poi non potevamo non fermarci qui ad ammirare la più vecchia stazione meteorologica di montagna della Croazia, oggi coperta di neve ghiacciata.
Ragazzi, da qui è tutta discesa: il bianco e candido inverno ci abbandona ma ci affida alle braccia meno aspre dell’autunno che ci scalda appena e accoglie in un tappeto di foglie scivolosissime, è tutto arancio, giallo, rosso, la pioggia a tratti non ti fa venire voglia di togliere il guscio: 1.600 metri di dislivello in giù, sulle pietraie che sembrano non finire mai. Eppure, ci ritroviamo finalmente sulla magistrala, ancora un po’ di pazienza e arriviamo di gran carriera alla nostra meta finale, la spiaggia di Klada, dove riusciamo a trovare un riparo dal vento (eh no, no ga mollà neanche qua!) e a fare un brindisi come si deve grazie alla lungimiranza del nostro reggente Dusty, che non poteva non aver lasciato una bottiglia di bollicine in macchina. Anche i caprioli corrono su e giù per festeggiare il nostro arrivo dopo 27km, 1900mt totali di dslv-, 2a tappa chiusa in 5h 50 effettive, in un vortice di stagioni e di emozioni.
Rapido cambio e andiamo a recuperare le macchine lasciate a Cesarica, questa magistrala la conosciamo a memoria ormai.. ma le isole ancora no! Ripetiamo ancora: Otok Pag, Otok Rab, Goli Otok…..
Accompagnati dalla pioggia battente e dal solito vento dispettoso, torniamo verso nord, degno terzo tempo a Sveti Juraj e rientro a casa, con il mare al nostro lato sempre in furiosa rivolta, un traghetto che tenta la traversata, e un cappello di nuvole sul leggendario Velebit, che ora conosciamo tutti un po’ di più.